venerdì, Settembre 20, 2024

Intervista al prof Vincenzo Schettini

Foto: Joey Shaw

Dunque… piccola introduzione. Siamo stati invitati all’evento Giovedì Scienza, che si é svolto a Torino. Siamo venuti alla serata finale. Ma siamo qui anche per incontrare un personaggio ben noto. Si tratta semplicemente del prof più famoso d’Italia, che sul web ha creato una propria community. Il suo nome é Vincenzo Schettini, in arte La Fisica che ci Piace. Al Teatro Colosseo ha messo in scena una vera e propria lezione di fisica. 

Il titolo: La Fisica? Un gioco tra stabile e instabile. Le note introduttive, come riportate sulle cartelle stampa indicano nello specifico: Vincenzo Schettini é un fisico, un musicista, un prof influencer. Le due anime, quella artistica e quella scientifica, si sono fuse con l’idea di trasformare la fisica da pura nozione a vero e proprio intrattenimento.


Passiamo ai fatti… Quando hanno organizzato l’intervista, mi hanno trasmesso dalla redazione ogni tipo di informazione possibile per prepararsi al meglio. Così nei giorni precedenti ho cercato soprattutto durante i miei viaggi, di guardare un bel numero di video su youTube del prof Schettini. Alcuni sono finito a guardarli nel weekend e con mia figlia al mio fianco che guardava video di Fisica con un’interesse fuori dal comune. Lei che a 11 anni e in 5a elementare non ha nemmeno mai fatto un’ora di lezione di fisica. Questo mi ha fatto capire che dovevo scavare a fondo. 
Sentivo dunque la necessità di spingermi oltre il personaggio, oltre il palco e le luci della ribalta. Dovevo arrivare alla persona, nonostante i pochi minuti strappati dal contesto dell’evento. Un personaggio dai mille volti, nel vero senso della parola, ha una capacità di comunicare con le espressioni del viso come poche volte mi é capitato di vedere. 
Ci vuole poco a superare il personaggio, perché il prof Schettini é quello che si vede, senza mezzi termini. Ti parla delle sue passioni, la musica, la fisica, l’insegnamento, con una tale enfasi da trascinarti nel discorso. E’ un grande comunicatore, su questo non ci sono dubbi.
Ed eccoci all’intervista. Come detto il tempo era davvero poco e bisognava correre. Prima però vi chiedo di fare insieme a me un salto indietro nel tempo, sino al 9 Novembre del 1989. Siamo a Berlino. Chi come me ha avuto la fortuna di viverli quei giorni, sa bene quanto le immagini che provenivano dalla Germania facevano venire la pelle d’oca. Noi a 20 anni poco più e poco meno che ci apprestavamo a conquistare il mondo… trovavamo in quelle immagini una fonte di ispirazione immensa. La gente comune che si avvicinava a quel muro e lo colpiva con le mazze per abbatterlo. Proprio quel muro per molti anni aveva diviso la Germania dell’Ovest dalla Germania dell’Est, l’idea di democrazia e capitalismo dell’ovest contrapposta al comunismo di un mondo dell’Est che era tutto da scoprire. Ma, vi chiederete, cosa ha a che fare il muro di Berlino con il prof Schettini? Ci arriviamo presto.   

Passiamo all’intervista nel frattempo.

Perché l’utilizzo dei social e del web spaventa ancora così tanto gli insegnanti? Cosa manca per sviluppare altri programmi come il tuo collegandoli anche ad altre materie di studio?

Manca la capacità di alcuni insegnanti di cominciare a sintonizzarsi un pò con quello che é avvenuto a livello di cambiamento per quanto riguarda l’apprendimento perché noi si apprendeva in maniera diversa. A noi bastava un libro, bastava un insegnante, ti facevi bastare quello tra l’altro. Adesso invece c’é talmente tanta varietà, c’é talmente tanta possibilità, la comunicazione é diventata più veloce e gli insegnanti questa cosa la devono capire. Non si può più insegnare neanche come 10 anni fa. Bisogna ascoltare quello che sta succedendo bisogna guardare i social in maniera simpatica, amichevole, come per dire “posso imparare qualcosa da chi usa i social per comunicare?”. La risposta é sì. Se ci si avvicina ad un tipo di comunicazione più immediata, più semplice, si può lavorare in classe, per le prime lezioni, per quello che può essere lo Start, in maniera completamente diversa. 

Quanto é importante trasmettere ai ragazzi che il voto non é tutto? Quanto é importante far capire ai genitori che la competizione per i voti dei propri figli é sbagliata e crea differenze?

Intanto é molto brutto che il voto metta in competizione i genitori. Può essere sicuramente corretto, sano, che ci sia una bella competizione tra studenti, non c’é niente di male. Io quando andavo a scuola, insomma, a me piaceva prendere bei voti e c’era una sana competizione tra di noi. Perché io mi sono sempre schierato parlando del fatto che i voti non contano e ho sottolineato questo messaggio? Non per dire che sono inutili, perché i voti ci sono, sono utilissimi per carità, ci saranno sempre, non credo che ci libereremo dei voti, ma per far comprendere il significato di un voto. Che sia un 4 o che sia un 10, deve essere chiaro a tutti noi, insegnanti, genitori, studenti, che il voto é una cosa temporanea, cioè una lettura momentanea di una performance di uno studente, può essere un’interrogazione, può essere un compito in classe. C’é una componente anche soggettiva nel voto di chi ti ascolta? Ragazzi c’é, soprattutto se é un orale. Quanto si legge di uno studente, di quell’alunno attraverso il voto? Assolutamente nulla. Ecco perché bisogna guardare lo studio come un processo e non mortificarsi per un 4 che arriva e non te l’aspetti e soprattutto non esaltarsi per un 10 che ti arriva, perché nessuno ti sta dicendo sei un genio, nessuno ti sta dicendo ti manca qualcosa per capire quello che devi capire. Nessuno sta dicendo questo, prendete i voti per quello che sono e soprattutto genitori incoraggiate i ragazzi a fare, a divertirsi, a leggere, a fare musica, a fare sport, ad aprire la propria mente piuttosto che stare dietro ai numeri. 

L’essere umano é fatto di debolezze, qual’é la debolezza più grande del professor Schettini?

Una delle mie debolezze é fare anche le cose stupide, che riguardano la vita, ad esempio non so, guardarsi un cartone animato. Vi sembrerà una cosa strana, io quand’ero piccolo vedevo una soap opera che si chiamava Beautiful, in Italia la chiamano Beautiful ma in America é The Bold and the Beautiful. Siccome sono appassionato di inglese, io mi sto riguardando tutta la soap opera, tutta in inglese. E’ una mia debolezza che vi devo dire? In realtà, io alleno l’ascolto della lingua inglese, però é veramente assurdo che io stia guardando di nuovo le vicende pseudo amorose di Brooke e Caroline, il nervosismo di Stephanie, i mille matrimoni di Erick. Va bene, in realtà ripeto, c’é una ragione anche in questo, però bisogna averle le debolezze, però bisogna arrendersi anche al fatto che la vita ci regala dei momenti di stupidità, nel senso di divertimento. Ne racconto un’altra, quando esco con i miei amici, io mi abbandono all’essere sciocco, all’essere adolescente con loro. Ho tre amiche con le quali vado a mangiare il sushi, diciamo una volta al mese, io le prendo in giro come le prendevo in giro bonariamente quando eravamo studenti e non so, ritorno a 20 anni. La interpreto come una debolezza se volete… magari é una virtù. 

Cos’é per te la musica e cosa ascolti più frequentemente?

Io sono molto attento con la musica, sono abbastanza selettivo, perché la musica mi distrae. Che significa? Essendo un musicista, se io devo fare un lavoro di studio, io non riesco ad ascoltare la musica, perché la musica cattura la mia attenzione, mi deconcentra, perché la musica é tanto per me, come una cosa che mi travolge. Però c’é un genere musicale che mi piace molto che é l’elettronica e amo particolarmente una cantante che si chiama Bjork. E’ una cantante islandese ed é meravigliosa e geniale. Tra l’altro Bjork, oltre ad essere cantante, pluri-strumentista, arrangiatrice, musicista, una sua caratteristica é di aver interpretato la musica anche attraverso degli spunti della scienza e della fisica. In Biophilia, un paio di album fa, lei ha riscritto una sorta di leggi dell’Universo dal punto di vista musicale, l’adoro per questo. 

Dove o da cosa trovi ispirazione prevalentemente?

Dalla felicità, dall’essere sereno. Io noto che, quando sono felice, quando sono sereno, quando respiro, rendo grazie, dico grazie alla vita per tutte le cose belle che mi ha dato, io di solito sono ispirato e quindi mi capita di fare di tutto. Di scrivere il testo di un nuovo video, di pensare a un progetto editoriale nuovo, che possa essere il seguito del meraviglioso “La fisica che ci piace”. Scrivo musica, quindi l’essere felice, l’essere sereno di solito mi ispira. Al contrario invece quando sono nervoso, chiuso e triste di solito non trovo ispirazione.  

Quando il tempo te lo permette, pratichi qualche sport?

Qualche tempo fa ero un pò più assiduo, diciamo tre volte a settimana andavo in palestra per svolgere un’attività anaerobica di sollevamento pesi, ma in maniera molto leggera per tenere i muscoli tonici. In estate mi piace molto correre. Io abito a Monopoli, una città di mare, correre quindi sulla costa é una cosa meravigliosa. 

Quando le luci della ribalta si spengono, quando sali sul treno verso casa o prendi l’ultimo volo, in cosa trovi gratificazione?

Il pensare a quello che ho vissuto in quella giornata. Perché vivo ogni giorno, attraverso gli studenti, i genitori che mi seguono, le persone che mi guardano, i bambini, le persone che mi vengono a stringere la mano, a fare una foto per strada,  ad autografare il libro, tutto questo lo rivivo molto spesso la sera. Ecco per una parte della serata quando prendo quell’aereo per rientrare rivivo quello che mi é successo e mi riempie di gioia. L’altra metà la passo a pensare a quello che devo fare il giorno dopo, a creare qualcosa di nuovo perché in realtà un professore, come un content creator, sono tutte e due categorie che non si fermano mai, che continuano a imparare e continuano ad avere delle idee. Immaginate che io sono l’uno e l’altra cosa…

Si parla tanto di come impostare e di come cambiare la scuola, ma cosa possono fare anche gli studenti dal canto loro per avvicinarsi e contribuire a migliorare la scuola? 

Assolutamente, questo é un messaggio molto importante e io lo sto portando in giro anche nei teatri. Ai ragazzi di oggi purtroppo manca la capacità a volte di comprendere che la scuola é anche sacrificio. La scuola non é un videogame con il quale giochi 2-3 minuti, se ti scocci spegni e ti vai a mangiare la brioche. La scuola é comunque un luogo in cui si fanno le cose sacrificandosi, mettendoci del proprio, concentrandosi. Quindi dimenticandosi il telefonino, dimenticandosi tutta una serie di cose che ti distraggono e mettendosi in gioco. Perché sta passando troppo il messaggio che “dato che il professore non sa spiegare allora mi guardo il video YouTube e ho risolto tutti i problemi della mia vita”, ma quello significa arrendersi, cioè quello significa cedere ad un proprio limite. Io sono felicissimo che i miei video stanno aiutando un sacco di studenti, questo é bello, questa é una bellissima conquista, per voi studenti e per me docente. Però non dimentichiamoci che la scuola é un dare e avere, non é solo una avere. Quando una lezione non é particolarmente carismatica, non é particolarmente veloce, dobbiamo metterci in discussione. Dobbiamo chiedere all’insegnante di rispiegare? Perfetto lo chiediamo. Dobbiamo metterci noi a lavorare leggendo, studiando dal libro? Lo dobbiamo fare. Cioè, questo é il giusto atteggiamento degli studenti. Mai paragonare la scuola ad un parco giochi. La scuola ha delle regole e bisogna serenamente accettarle queste regole e allora si vive bene a scuola. 

Ecco, ora posso dirvi il motivo per cui ho parlato del muro di Berlino all’inizio di questo speciale. Il prof Schettini si é messo da solo, con mazza e scalpello ad abbattere il muro che da decenni si trova proprio in mezzo tra una scuola vecchia, macchinosa e piena di preconcetti ed una generazione di giovani che fatica a comprendere. Lui questo muro ha cominciato a prenderlo a mazzate, creando i primi spiragli di dialogo e diventando motivo di ispirazione per docenti e studenti. Non voglio dire che sia il primo o il solo tra i docenti a voler abbattere quel muro, ma di certo lui ha il merito di volerlo fare sotto gli occhi di tutti e cercando di farlo sapere proprio a tutti. 
Perché, permettetemi questo approfondimento, forse l’errore che noi “grandi” facciamo troppo spesso é proprio quello di dare per scontato di avere una via di comunicazione con i giovani che quasi sempre é solo un’illusione. Pretendiamo di parlare solo la nostra lingua che si basa su concetti ormai vecchi e prestabiliti.
Alcuni di noi sono cresciuti nella propaganda politica e religiosa degli anni 80, 90 e di inizio millennio in cui si doveva andare a messa ogni domenica mattina per giustificare le cattiverie che si facevano durante la settimana quando ci colpivamo a vicenda per il modo di vestire, di parlare e di amare. Alcuni di noi sono cresciuti trasmettendo ai propri figli il messaggio che la mafia va accettata e l’informazione va “gestita” affinché si possa arrivare a controllare un paese intero. 
Dunque, come possiamo pensare di essere credibili agli occhi dei giovani quando “pretendiamo” che seguano le regole di una società troppo spesso corrotta e di una scuola vecchia e indifferente? Soprattutto quando poi la maggior parte delle persone che hanno avuto successo nella vita sono coloro che si sono sempre più dissociate dal sistema scolastico più classico.
Molti di noi negli anni hanno trasmesso messaggi di odio e disuguaglianza che i giovani, proprio coloro che il sistema scolastico troppo spesso sottovaluta, stanno distruggendo. Il mondo cambia ed i giovani si stanno adeguando a questo cambiamento, noi “grandi” é meglio che ci sbrighiamo a capirlo. 
Quasi sempre ci si preoccupa delle regole, le nostre regole, talvolta troppo rigide ed impostate che cancellano sul nascere qualsiasi possibilità di comunicazione con i più giovani. 
Ancora troppi insegnanti si preoccupano di un orecchino o di una minigonna e non si rendono conto che il loro modo di insegnare Dante, la Rivoluzione Francese, il Present Continuous o il teorema di Pitagora é finito, morto e sepolto. Ancora oggi i preconcetti stanno divorando la nostra possibilità di dialogo con le generazioni più giovani ed avere ancora preconcetti nel 2023 é davvero da stupidi, da imbecilli, io li definisco da ignoranti cronici.   
Vincenzo Schettini ha il grande merito di aver inteso questo divario ed ha trovato un modo per dialogare attraverso un linguaggio comune per studenti, docenti e genitori che potrebbe permettere di raggiungere risultati impensati ed impensabili. 
Personalmente… ho conosciuto la persona dietro al personaggio, ho capito la differenza tra colui che indossa il mantello da supereroe del web, da cantastorie da palcoscenico, ed il docente di fisica nella vita di tutti i giorni. Ho scoperto il trucco e vi svelo il mistero… 

La risposta é che non vi é alcuna differenza.

Dunque se vi dovesse capitare di incontralo per strada, o in una stazione ferroviaria o nella sala d’attesa di un aeroporto, non pensate solo a farvi un selfie insieme, provate a rubargli qualche secondo di pura conversazione, perché ne uscirete arricchiti nell’anima.